Violento terrore in Myanmar: giovani bruciati vivi e decapitati dalla giunta militare

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In Myanmar, una nuova escalation di violenza è emersa in seguito a una dura repressione da parte della giunta militare al potere dopo il colpo di stato del 1° febbraio 2021. Due giovani, Phoe Tay e Thar Htaung, sono stati arsi vivi e decapitati di fronte a testimoni a Myauk Khin Yan, alimentando ulteriormente la tensione nel Paese.

REPRESSIONE DELLA GUNTA MILITARE: UN INCUBO SENZA FINE

La CNN ha riportato che i due giovani, entrambi di appena 20 anni, avevano lasciato le loro famiglie nel nord-ovest del Myanmar per unirsi a un gruppo di resistenza armata locale. Tuttavia, durante una battaglia contro i militari il 7 novembre dell’anno scorso, sono stati catturati e portati in un villaggio vicino, dove hanno subito torture e sono stati brutalmente uccisi da una milizia filo-giunta sotto la sorveglianza dell’esercito birmano.

Le violenze perpetrate dalla giunta militare non si limitano a questi episodi, ma fanno parte di una strategia più ampia di terrorismo contro la popolazione civile. Decapitazioni, mutilazioni, incendi di villaggi e bombardamenti aerei hanno costretto milioni di persone a fuggire, creando una situazione di terrore diffuso in tutto il Paese.

L’ONU ha definito la situazione in Myanmar “un incubo senza fine”, con soldati addestrati che compiono atti brutali contro il proprio popolo con un agghiacciante disprezzo per la vita umana. Nonostante le continue smentite da parte dell’esercito, che sostiene di non prendere di mira la popolazione civile, le prove raccolte da testimoni e analisti indicano chiaramente la responsabilità dei militari negli omicidi e negli attacchi contro i civili.

La resistenza armata nazionale sembra essere sempre più determinata a spodestare la giunta militare dal potere, e gli scontri sono sempre più violenti e frequenti. La popolazione civile è costretta a vivere in un clima di terrore costante, mentre l’esercito cerca di controllare e dividere la popolazione attraverso la paura e la brutalità.

In questo contesto, la comunità internazionale è chiamata a intervenire per porre fine a questa escalation di violenza e garantire la sicurezza e i diritti umani della popolazione birmana. Solo attraverso una forte condanna e azioni concrete si potrà porre fine a questa tragica situazione e avviare un processo di pace e democratizzazione nel Paese.

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