“Una donna si sente prigioniera in un mondo estraneo”

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ILARIA SALIS: IL RACCONTO DELLA DETENZIONE A BUDAPEST

Ilaria Salis, l’italiana arrestata a Budapest l’11 febbraio 2023, ha deciso di condividere le sue prime settimane di detenzione attraverso un diario, di cui alcuni stralci sono stati diffusi da Repubblica e il Tg3. La giovane donna, travolta dall’accaduto, si trova ad affrontare una realtà sconosciuta e spaventosa.

LA PRIMA IMPRESSIONE

Ilaria Salis inizia il suo racconto descrivendo la sua cella, situata in Gyorskocsi Utca. “Dalla bocca di lupo scorgo alcune guglie e immagino che si tratti di una cattedrale. In seguito scoprirò che in realtà è il Parlamento. Del resto ho trascorso qui a Budapest appena qualche manciata di ore prima di ritrovarmi in manette e della città non so praticamente nulla”, racconta. Un inizio traumatico per la ragazza costretta a confrontarsi con una realtà totalmente estranea.

IL CONFINAMENTO E L’ISOLAMENTO

Durante la sua detenzione, Ilaria condivide la difficoltà di comunicare con le altre detenute, dovuta alla barriera linguistica e alla fama che la precede. “Le altre mi scrutano a distanza come se fossi una creatura strana. Forse per gli stivali bizzarri che indosso, forse perché i media locali mi hanno trasformato in un mostro sbattuto in prima pagina e mi precede una sinistra fama di ‘flagello dei nazisti’, o forse semplicemente perché sono straniera”, riflette. Un’esperienza di isolamento, in cui Ilaria sente la mancanza dei contatti con le persone care.

IL MOMENTO DELLA COMUNICAZIONE

Il 9 marzo 2023 segna un momento di gioia per Ilaria, che finalmente riesce a parlare con i suoi cari. “Evviva! E.T. TELEFONO CASA”, esclama nel diario. La possibilità di comunicare nella propria lingua e di percepire la vicinanza delle persone care scatena in lei emozioni profonde e intense.

LA NOTIZIA DEL BLOCCO DEI CONTATTI

Ilario Salis vive un’ulteriore battuta d’arresto il 10 marzo 2023, quando viene a sapere che i suoi contatti sono stati bloccati per ordine della Procura Generale di Budapest capitale. “Mi sento tumulata viva, segregata in un mondo alieno, in un baratro oscuro ‘dove ‘l sol tace'”, scrive nel diario. La prospettiva di non poter parlare neanche con sua madre la getta ancora una volta nel buio più profondo della detenzione.

CONCLUSIONE

Ilaria Salis continua a resistere in un contesto di reclusione e isolamento, in cui le uniche luci provenienti dall’esterno sembrano spegnersi sempre di più. La sua testimonianza rappresenta un grido di speranza e di denuncia di una realtà carceraria ostile e alienante. La solidarietà e il sostegno delle persone care sono l’unica ancora a cui la giovane donna può aggrapparsi, nella speranza di poter tornare presto a casa.

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