“Uccisa dallo zio per aver rifiutato matrimonio: il dramma di Fatima Tehreem”

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Giovane pakistana uccisa per aver rifiutato matrimonio combinato

A 19 anni, Fatima Tehreem รจ stata uccisa dallo zio materno in Pakistan per essersi opposta a un matrimonio combinato con un cugino. La ragazza aveva scelto di sposare un altro cugino, Zahid Abbas, e aveva denunciato la famiglia che l’aveva minacciata. Il caso di Tehreem non รจ isolato, ma rappresenta un problema diffuso in Pakistan e anche in Italia.

LA RIFIUTA DEL MATRIMONIO COMBINATO

La ragazza aveva rifiutato il matrimonio combinato con il cugino per concedersi in sposa a un altro cugino, Zahid Abbas, con il quale aveva una relazione. Per fuggire dalla famiglia che l’aveva minacciata, la ragazza era andata a vivere dal fidanzato Zahid, ma il suocero lo aveva denunciato per rapimento.

IL CRUDELE ASSASSINIO

Sabato, quando la 19enne รจ uscita di casa per recarsi in tribunale e deporre davanti al magistrato per scagionare il compagno, il suocero l’ha raggiunta e uccisa a colpi di pistola in strada, per poi fuggire nel trambusto. L’uomo รจ stato arrestato qualche ora dopo.

LE UCCISIONI IN NOME DEL MATRIMONIO COMBINATO

Ogni anno in Pakistan sono tantissime le donne che vengono uccise per aver rifiutato un matrimonio combinato. In Italia, purtroppo, il fenomeno non รจ estraneo. Il caso di Saman Abbas, la giovane di 18 anni di origine pachistana uccisa dalla famiglia per essersi opposta a un’unione combinata con il cugino, rappresenta un esempio emblematico di questa dolorosa realtร .

L’EPIDEMIA SILENZIOSA

Saman Abbas, che viveva a Reggio Emilia, aveva scelto di sposare il fidanzato Saquib ed era tornata a casa per provare a riallacciare il rapporto con i familiari e ottenere i documenti che le sarebbero serviti per partire verso la Francia. La famiglia, perรฒ, aveva ordito un piano per ucciderla e nascondere il corpo. Nel mese di aprile del 2021, la ragazza รจ stata assassinata e i suoi resti sono stati ritrovati due anni dopo.

ALTRI CASI IN ITALIA

Nel nostro Paese, non sono mancati altri casi di donne di origine pakistana uccise per essersi opposte a matrimoni combinati. Nel 2018, Sana Cheema, una giovane di 26 anni di origini pachistane, fu uccisa dalla famiglia per aver espresso la volontร  di sposare il fidanzato che viveva in Italia. Anche nel mese di dicembre scorso, una ventenne di origini pachistane era stata minacciata di morte dalla famiglia per resistere a un matrimonio combinato.

INCOMPRENSIBILE VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

Questi deprecabili episodi dimostrano come il fenomeno del matrimonio combinato sia ancora tristemente diffuso, non solo in paesi come il Pakistan ma anche in comunitร  migranti presenti in Italia. Si tratta di una violazione inaccettabile dei diritti umani, che dimostra la necessitร  di un impegno costante per contrastare la cultura del controllo e della coercizione all’interno delle famiglie.

UNA REALTร€ DA COMBATTERE

Le istituzioni e le organizzazioni non governative devono continuare a lavorare per promuovere la consapevolezza sui diritti delle donne e fornire supporto alle vittime di violenza e coercizione familiare. รˆ fondamentale che sia garantita alle donne la libertร  di scegliere il proprio futuro, senza subire minacce, violenze o repressioni da parte della famiglia o della comunitร .

LA LOTTA PER LA GIUSTIZIA

Ogni donna ha il diritto di vivere una vita libera da ogni forma di costrizione e violenza, e lo Stato deve garantire la protezione e la giustizia per le vittime di matrimoni combinati e violenze familiari. Solo attraverso un’impegno concreto e costante sarร  possibile contrastare questa realtร  tanto dolorosa e ingiusta, e offrire alle donne la possibilitร  di scegliere liberamente il proprio destino.

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