Tredicenne ucciso e sfigurato dai compagni di classe in Cina: polemiche sulla pena di morte

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TREDICENNE UCCISO E SFIGURATO DA COMPAGNI DI CLASSE IN CINA: GLI ASSASSINI RISCHIANO LA PENA DI MORTE

Il padre del ragazzo di 13 anni, ucciso di botte e poi sepolto in una serra abbandonata in Cina, ha chiesto la pena di morte per i tre coetanei che lo hanno picchiato fino a sfigurarlo. L’omicidio risale allo scorso 10 marzo scorso, quando il 13enne, Wang, era scomparso.

COME RIporta il Daily Mail, il caso ha riportato al centro del dibattito pubblico nel Paese il tema del modo in cui la legge tratta i minorenni accusati di crimini gravi. Nel 2021 la Cina ha abbassato l’età della responsabilità penale da 14 a 12 anni per ‘casi speciali’, come infliggere la morte con ‘mezzi estremamente crudeli’. E, secondo quanto prevede la legge cinese, l’omicidio è punibile con la reclusione o con la pena di morte.

LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO E IL RITROVAMENTO DEL CORPO

Il 10 marzo, le telecamere di sorveglianza hanno ripreso gli ultimi istanti di vita del ragazzo. Nei video si vede il 13enne seduto su uno scooter, circondato dai tre compagni di classe. Un’ora dopo il suo telefono era stato spento ed era partita una frenetica ricerca da parte dei parenti.

Il giorno successivo la polizia aveva fatto la tragica scoperta, ritrovando il corpo del ragazzo sepolto sotto un telone in una serra di ortaggi abbandonata. In una dichiarazione del 17 marzo ha fatto sapere che il ragazzo era stato ucciso il 10 marzo e che i sospettati erano stati arrestati il ​​giorno dopo. La polizia ha identificato i presunti assassini dopo aver esaminato i filmati di sorveglianza e interrogato i compagni di classe.

Il 18 marzo scorso una fonte interna alle indagini aveva detto all’emittente statale CCTV che il crimine era stato premeditato, con i sospettati che avevano scavato la fossa due volte, una il giorno prima e un’altra il giorno dell’omicidio.

I parenti di Wang e il loro avvocato hanno raccontato in diverse interviste ai quotidiani cinesi e in post sui social media che il ragazzo veniva costretto a dare soldi ai compagni. I media hanno riferito che i tre ragazzi erano bambini ‘lasciati indietro’, una frase usata per descrivere i minori che nelle zone di campagna vengono spesso accuditi dai nonni perché i genitori lavorano in città lontane.

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