Toti arrestato per corruzione: Schlein chiede le dimissioni

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TERREMOTO GIUDIZIARIO A GENOVA E NELLA LIGURIA

A un mese dalle elezioni europee, un terremoto giudiziario sconvolge Genova e la Liguria: sarà sentito venerdì dal Gip nell’interrogatorio di garanzia il presidente della Regione Giovanni Toti, accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, finisce agli arresti domiciliari in un’inchiesta in cui sono 25 gli indagati e 10 i destinatari di misure cautelari. Tra loro il capo di Gabinetto di Toti Matteo Cozzani – accusato di corruzione elettorale aggravata perché commessa al fine di agevolare il clan mafioso dei Cammarata di Riesi (i 400 riesini residenti in Liguria avrebbero assicurato i voti) e di corruzione per l’esercizio della funzione -, gli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli e l’ad di Iren ed ex presidente dell’Autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini: per lui si sono aperte le porte del carcere con l’accusa di corruzione.

Le accuse sono contenute nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza emessa dal Gip di Genova Paola Faggiani al termine delle indagini della Guardia di finanza. Un colpo arrivato di buon’ora, appena conclusa la notifica delle misure cautelari, con il governatore raggiunto dai finanzieri in un hotel di Sanremo, dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza stampa con Briatore a Ventimiglia.

RILEVANZA DELL’INCHIESTA SULLA POLITICA LIGURE

L’inchiesta è la ‘costola’ di un’indagine portata avanti dalla procura di La Spezia che ha emesso una decina di ordinanze di custodie cautelari, una delle quali sempre nei confronti del capo di gabinetto del governatore Toti Matteo Cozzani, accusato quando era sindaco di Portovenere di corruzione e turbata libertà degli incanti. Nelle carte dell’inchiesta spezzina c’era qualcosa, qualche carta che è finita dritta dritta nelle mani del procuratore capo di Genova Nicola Piacente. Una trasmissione d’atti che ha portato ai provvedimenti eseguiti oggi.

“Siamo tranquillissimi” ha detto Toti rientrando nel suo appartamento dopo l’interrogatorio. Secondo gli inquirenti avrebbe accettato dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli “le promesse di vari finanziamenti e ricevuto 74.100 euro” per il tramite del Comitato Giovanni Toti. In cambio dei finanziamenti, è l’ipotesi dell’accusa, il governatore si sarebbe impegnato ad “agevolare” e “trovare una soluzione” in favore di Spinelli che, scrive il gip, era “perfettamente a conoscenza della necessità di denaro da parte di Giovanni Toti in concomitanza con le competizioni elettorali”.

CRONOLOGIA DELLE ACCUSE E RICOVERO DELLE PROVE

In questa storia si parla di soldi, di esigenze elettorali, di espansione imprenditoriale, di spiagge, supermercati e aree portuali ma anche dei vezzi di Paolo Emilio Signorini che, secondo gli inquirenti, per garantire il suo intervento riceveva dagli imprenditori soldi cash, soggiorni extralusso a Montecarlo, gioielli, borse griffate e fiches da puntare al Casinò. Oltre tutto questo c’è l’ombra di Cosa Nostra, con il clan dei Cammarata di Riesi che può mettere insieme i 400 voti della comunità riesina di Genova: “fai spuntare un po’ di voti a Certosa – dice Cozzani intercettato – e io l’indomani ti faccio assumere due, tre al porto”.

ACCUSA E REAZIONI ALL’INCHIESTA

E c’è Giandomenico Cianci, accusato anche lui di corruzione: ‘re delle preferenze’, consigliere regionale della Lista Toti e amministratore di condomini a Rapallo, avrebbe chiesto voti a un imprenditore legato alla ‘ndrangheta, ormai deceduto, in cambio di lavori presso i condomini da lui amministrati. Insomma, “la bomba è scoppiata” come ha avuto a dire Ferruccio Sansa, ex candidato alle regionali vinte da Toti e suo principale oppositore. Una bomba che lascia la Liguria, sempre pragmatica, a chiedersi cosa succederà domani. Oltre alla politica che tira da una parte all’altra le pagine dell’ordinanza cautelare e la posizione del sindaco Bucci che si dice “sotto choc’ ma anche che “continuerà a lavorare”, arriva l’intervento del guardasigilli Nordio che si dice perplesso “non sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all’imminenza delle elezioni” ma su “una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l’indagine”. Replica il procuratore capo Piacente: “la nostra richiesta è di cinque mesi fa, del 27 dicembre. L’ordinanza è arrivata solo nella giornata di ieri ed è stata eseguita questa mattina”. Parole che non spengono le polemiche, appena iniziate.

LE ACCUSE DEL GIP CONTRO TOTI

Pur di “ottenere l’elezione o la rielezione” sarebbe stata “svenduta la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali”. Si riferiscono al governatore Giovanni Toti le parole del gip di Genova Paola Faggioni nell’ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari per il Presidente della Liguria. Un’ordinanza in cui il giudice, riportando una serie di intercettazioni, traccia un quadro di una “allarmante abitualità e sistematicità di un tale meccanismo perfettamente collaudato” che sarebbe iniziato nel 2020 in occasione delle elezioni regionali e che, secondo la ricostruzione, è proseguito fino a un anno fa: Toti con “sorprendente disinvoltura” avrebbe rastrellato fondi (oltre 74mila euro) per il suo Comitato con “richieste di denaro agli imprenditori” gli Spinelli e Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, cui è stata applicata una misura interdittiva (rpt, misura interdittiva), “promettendo (…) comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli” o addirittura ricordando “di aver fatto la sua parte” e quindi di aspettarsi, se così si può dire, un gesto generoso, ossia elargizioni e finanziamenti in vista della campagna elettorale di turno. E così nel settembre 2021, il Governatore in merito al rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse diceva ad Aldo Spinelli: “Il 29 va la tua roba…ricordati che io sto aspettando anche una mano ..eh? “. E l’altro con una battuta: “ma anche l’Enel”. E una volta deliberato il rinnovo trentennale della concessione, nel dicembre successivo, dal Gruppo, in due giorni, sarebbero partiti 4 bonifici da 10 mila euro ciascuno, con la causale “erogazione liberale”. E questo perché il patron del colosso della logistica “i finanziamenti ai partiti (..) io li devo fare”, ma “è tutto regolare”, sebbene, spunta nelle 650 pagine, un tentativo, andato a vuoto, di “schermare” la provenienza del denaro destinato all’ex giornalista che ha ‘scalato’ il palazzo di piazza De Ferrari.

INTERCETTAZIONI CRUCIALI ALLA BASE DELLE ACCUSE

Molte sono le intercettazioni per dimostrare come Giovanni Toti avrebbe messo a disposizione “la propria funzione, i propri poteri, il proprio ruolo” in cambio di finanziamenti chiesti pure con una terminologia, definita, allusiva (“quando mi fai vedere la barca… quando ti posso venire a trovare”) al punto da rendere necessaria la misura cautelare chiesta e ottenuta dai pm Luca Monteverde e Federico Manotti guidati dal procuratore Nicola Piacente. Si va da quella in cui rivolgendosi sempre ad Aldo Spinelli , dice “ora ci vediamo a festeggiare, dai ‘porta un po’ di caviale da Monaco, che la settimana prossima veniamo a mangiare una patata col caviale in barca”, a una in cui “risolto il problema a tuo figlio sul piano casa di Celle, ora facciamo la pratica, si può costruire”. Per poi aggiungere: “così parliamo un po’ che ora ci sono le elezioni, c’abbiamo bisogno di una mano”. E quella in cui si adopera per la “soluzione” che consenta di trasformare la spiaggia di Punta dell’Olmo da libera a privata. Dai dialoghi intercettati dalla Guardia di Finanza, vengono a galla anche le “disponibilità ad appoggiare gli interessi di Esselunga” per consentire l’apertura di nuovi supermercati, in cambio del pagamento di pubblicità occulta. E infine anche l’ombra della mafia, è l’ipotesi, per raccogliere voti in cambio di favori (Toti non risponde di questa accusa) con gli esponenti del clan Riesi che dicono di essere “tutti amici di Toti”.

APPELLO ALLE DIMISSIONI DA PARTE DEL PD

A sollecitare le dimissioni di Giovanni Toti è la segretaria del Pd Elly Schlein: “Se confermate, le accuse disegnano un quadro di gravità inaudita. Un sistema corruttivo e un rapporto con la criminalità organizzata che arriva ai vertici di governo della Regione. Sono una garantista ma quando le accuse sono così gravi c’è l’opportunità politica di fare un passo indietro, per rispetto delle istituzioni” ha detto la segretaria del Pd ospite del programma E’ sempre Cartabianca, su Rete 4. “Sarebbe doveroso dimettersi”, ha aggiunto.

NEL MEZZO DELLO SCANDALO

E sul commento del ministro Nordio alle indagini Schlein ha osservato: “Mi sorprende questo garantismo a targhe alterne, che ha due pesi e due misure. Ricordo che solo poche settimane fa” a destra “avevano tutt’altro tono. Noi invece quando capita che le indagini tocchino il nostro partito subito abbiamo preteso le dimissioni”.

In conclusione, lo scenario politico in Liguria si trova di fronte a una crisi senza precedenti, con il presidente della Regione Giovanni Toti al centro di accuse gravi che mettono in discussione la sua integrità e il suo ruolo istituzionale. Le reazioni dell’opposizione e la richiesta di dimissioni da parte del PD evidenziano la gravità della situazione e l’urgenza di fare chiarezza e garantire la trasparenza nelle istituzioni liguri.

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