LA CINA E LA CRISI DEGLI ANTIBIOTICI: LO SCENARIO ATTUALE
In questi giorni la Cina è tornata sotto i riflettori a causa di un boom di polmoniti che ha allertato anche l’Oms facendo sospettare la presenza di un nuovo patogeno. In realtà si tratta di casi di polmonite da mycoplasma pneumoniae frequentemente resistenti all’azitromicina, un antibiotico ad ampio spettro utilizzato, tra le altre cose, anche per contrastare le infezioni delle vie respiratorie superiori e inferiori, come sinusiti, tonsilliti, faringiti, bronchiti e polmoniti.
I medici sostengono che un pericolo reale è l’aumento dei superbatteri, creato dalla resistenza ai farmaci che si sta sviluppando da anni e che rende gli antibiotici salvavita meno efficaci. “Sebbene non siano stati ancora segnalati decessi, il fatto che i farmaci sembrino non funzionare è una brutta notizia – ha detto Zuo-Feng Zhang, presidente di epidemiologia presso la Fielding School of Public Health dell’Università della California, a Los Angeles – Se l’antibiotico non funziona più, la malattia si protrarrà più a lungo. Ciò aumenta il rischio di diffusione e di epidemie di grandi dimensioni”.
LA POLITICA ZERO-COVID IN CINA E IL SUO IMPATTO SULL’USO DEGLI ANTIBIOTICI
La causa ha probabilmente a che fare con il trattamento domiciliare del Covid. Uno spunto lo troviamo in una pubblicazione su “The Lancet” di febbraio 2023 realizzata da tre ricercatori del China Development Research Foundation di Pechino.
“La crisi della resistenza antimicrobica è stata amplificata dalla pandemia di Covid-19. Tuttavia, con la sua politica zero-Covid, la Cina ha registrato un calo del consumo di antibiotici, perché gli interventi intensivi non farmaceutici volti a controllare il Covid-19 hanno prevenuto anche la diffusione di altre malattie trasmesse per via aerea e le loro conseguenti infezioni. La Cina ha anche rafforzato la vendita di farmaci per il trattamento dei sintomi legati al Covid come parte dei suoi sforzi zero-Covid, che hanno contribuito a ridurre l’automedicazione con antibiotici. Pertanto, la resistenza antimicrobica non è stata vista come una questione urgente, almeno fino a quando la Cina non ha allentato la sua politica zero-Covid all’inizio di dicembre 2022”, spiegano i ricercatori.
L’attuale ondata di infezioni da Sars-CoV-2 in tutta la Cina, spiegavano a inizio 2023 i ricercatori, “porterà ad un uso irrazionale degli antibiotici già visto prima dell’era Covid-19”. A causa sia dell’accessibilità degli antibiotici senza prescrizione presso le farmacie al dettaglio, sia per le scarse conoscenze sull’utilizzo degli antibiotici, soprattutto nelle zone rurali, il tasso di prevalenza dell’automedicazione con antibiotici era relativamente alto in Cina già prima della pandemia di Covid-19.
“Un sondaggio condotto a Wuhan, in Cina, nel 2019, poco prima dell’inizio della pandemia di Covid-19, aveva mostrato che il 10,32% dei partecipanti aveva riferito di essersi automedicato con antibiotici negli ultimi 6 mesi e il 72,4% credeva che gli antibiotici potessero trattare i virus virali – si legge su Lancet -. Secondo le ultime linee guida per il controllo e il trattamento del Covid-19, ai pazienti con sintomi lievi o assenti si suggerisce di eseguire l’auto-cura a casa. L’eliminazione delle restrizioni all’acquisto di antibiotici potrebbe causare un aumento dell’automedicazione non necessaria con antibiotici, con conseguente aumento del rischio di resistenza antimicrobica in Cina”. L’analisi concludeva: “La Cina dovrebbe agire immediatamente per affrontare la crisi della resistenza antimicrobica a fronte della pandemia a livello nazionale, soprattutto nelle aree rurali”. Lo studio sembra delineare con quasi un anno di anticipo quanto sta accadendo ora in Cina.
L’APPROCCIO ITALIANO ALL’UTILIZZO DEGLI ANTIBIOTICI
In Italia, le prime raccomandazioni ministeriali per la cura al domicilio del Covid, fin da novembre del 2020, sconsigliavano l’utilizzo routinario di antibiotici. “La mancanza di un solido razionale e l’assenza di prove di efficacia nel trattamento di pazienti con la sola infezione virale da Sars-CoV-2 non consentono di raccomandare l’utilizzo degli antibiotici”, scriveva il ministero della Salute nella circolare. E questo proprio perché “un ingiustificato utilizzo degli antibiotici può inoltre determinare l’insorgenza e il propagarsi di resistenze batteriche che potrebbero compromettere la risposta a terapie antibiotiche future”.
CONCLUSIONE
La situazione in Cina evidenzia il pericolo concreto della resistenza antimicrobica e l’importanza di politiche e raccomandazioni volte a limitare l’uso inefficiente degli antibiotici. In un mondo globalizzato, è essenziale adottare strategie coordinate a livello internazionale per affrontare e prevenire la diffusione di superbatteri, che potrebbero rappresentare una minaccia per la salute pubblica a livello mondiale. A fronte di simili sfide, è fondamentale promuovere un uso responsabile degli antibiotici e investire nella ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci per contrastare la crescente minaccia della resistenza antimicrobica.
Polmonite infantile: antibiotici inefficaci contro il misterioso virus
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