LA SLOVACCHIA E LE RELAZIONI INTERNAZIONALI: PELLEGRINI GARANTISCE INDIPENDENZA
La Slovacchia non muterà politica nei confronti dell’Unione Europea e della Nato ma agirà con maggiore indipendenza “guardando in tutte le direzioni”: sono tra le prime dichiarazioni del nuovo presidente slovacco, Peter Pellegrini, che ieri ha vinto il ballottaggio delle presidenziali con il 53,12% dei voti contro il 46,87% del rivale, il filo-occidentale ed ex ministro degli Esteri Ivan Korcok, dipinto dalla destra al governo come un “falco”, fautore della “guerra ad ogni costo” a fianco dell’Ucraina.
“I Posso garantire ai cittadini slovacchi – ha aggiunto Pellegrini – che in queste organizzazioni faremo sentire la nostra voce, dobbiamo opporci a delle decisioni che abbiano effetti negativi per la Slovacchia, la nostra economia o il nostro popolo” ha concluso, parlando all’emittente radiofonica slovacca Rtvs.
VON DER LEYEN E I VALORI EUROPEI
Parole a cui ha risposto a stretto giro la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che su X si è congratulata per la vittoria alle urne, augurandogli “molto successo”. Poi Von der Leyen si è detta ansiosa di “lavorare sulle importanti sfide che l’Ue e la Slovacchia affrontano insieme. Continuiamo a promuovere i nostri valori comuni europei” ha sottolineato la presidente della Commissione in un messaggio.
Ma al neopresidente sono arrivati anche gli auguri di due alleati sovranisti come il premier ungherese Viktor Orban e il presidente serbo Alexandar Vucic, entrambi contrari a mandare aiuti militari all’Ucraina e sensibili alle lusinghe che provengono da Mosca. “Le mie più sentite congratulazioni a Peter Pellegrini per la sua schiacciante vittoria alle elezioni presidenziali slovacche. Una grande vittoria per il popolo slovacco e una grande vittoria per i sostenitori della pace in tutta Europa!” ha scritto il capo del governo di Budapest su X. In un messaggio di auguri da Belgrado, invece, Vucic ha sottolineato l’interesse della Serbia a rafforzare la collaborazione bilaterale con Bratislava.
“LA SLOVACCHIA NON DEVE ACCETTARE PASSIVAMENTE QUANTO VIENE ORDINATO A WASHINGTON E BRUXELLES”
Pellegrini, sostenuto e alleato del premier Robert Fico, per smarcarsi dal rivale si è presentato alle elezioni come il “pacificatore”, come colui che ha a cuore la stabilità e la pace in Europa (e non, secondo il racconto propagandistico, a favore dell’invio di armi e aiuti a Kiev). Nell’ultimo dibattito televisivo, Pellegrini ha avvertito che la Slovacchia non deve ridursi ad “accettare passivamente quanto viene ordinato a Washington e Bruxelles”. Ora il suo contributo sarà decisivo per orientare il Paese verso una linea più filorussa, non dissimile da quella ungherese.
IN CONTINUITÀ CON FICO, CHE STA “ORBANIZZANDO” LA SLOVACCHIA
Pellegrini, che sarà in carica per cinque anni, ricopriva il ruolo di presidente del Parlamento dopo essere stato ministro nei precedenti governi a guida Fico e dopo averlo persino sostituito come capo del governo nel 2018. Ne è stato anche rivale, per un periodo; ma in un dibattito televisivo in campagna elettorale è arrivato ad ammettere: “Mi candido per salvare il governo di Robert Fico”.
È pur vero che la presidenza della Repubblica, in Slovacchia, è soprattutto una carica cerimoniale; ma il capo dello Stato può sempre porre il veto sulle leggi e nominare i funzionari-chiave. Ora, di fatto, Peter Pellegrini rappresenterà un elemento di sostegno alle scelte di Fico, con cui si prevede che operi in simbiotica continuità.
Secondo i detrattori, infatti, il premier sta “orbanizzando” il Paese con passi decisi su magistratura, media e alleanza filorussa, che richiamano quelli compiuti in Ungheria. Nell’ultimo periodo non sono mancate in Slovacchia manifestazioni di protesta, innescate principalmente da modifiche al Codice penale, sospettate di voler tutelare l’entourage del premier, e da una disputa sul controllo dell’emittente pubblica Rtvs, ma anche dalle restrizioni agli aiuti all’Ucraina. In carica dallo scorso ottobre, il governo composto dal partito Smer, dallo Hlas di Pellegrini e dalla piccola formazione di estrema destra Sns, ha interrotto gli aiuti militari statali a Kiev.
A Bratislava, quindi, tutto il potere istituzionale compone un unico fronte populista, essendo crollato anche l’ultimo argine al filo-putinismo di Fico, rappresentato dalla presidente uscente Zuzana Caputovà, sua avversaria. “Dalle elezioni dipende il futuro orientamento del Paese” aveva detto, parlando al seggio, il diplomatico sessantenne Korcok che – sostenuto da tre partiti di opposizione – voleva tenere Bratislava nell’alveo europeo, fortemente a favore dell’Ucraina nella sua guerra di difesa contro la Russia. Il 48enne Pellegrini aveva ribattuto che il voto “non riguarda la direzione futura della politica estera” della Slovacchia e aveva assicurato: “Garantisco che continueremo ad essere un membro forte dell’Ue” e della Nato.
RIBALTATO IL PRIMO TURNO, LE ELEZIONI PIÙ INCERTE DEGLI ULTIMI 25 ANNI
La vittoria di Pellegrini al secondo turno ha ribaltato il risultato della prima tornata, oltre che gli exit-poll diffusi alla chiusura delle urne. Korcok, ministro degli Esteri nel biennio 2020-2022 e già ambasciatore negli Usa, si era imposto a sorpresa al primo turno di due settimane fa col 42,5% dei voti, battendo Pellegrini (arrivato secondo col 37%). Da quando, nel 1999, è stata introdotta l’elezione diretta del capo dello Stato, quella di quest’anno è stata senza dubbio la competizione dal risultato più incerto.