Patrick Chinedu Ike: lo scandalo del doping e l’assurdo caso.

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PATRICK CHINEDU IKE: LA STORIA DELLA POSITIVITÀ AL DOPING
Il velocista di origini nigeriane e naturalizzato spagnolo Patrick Chinedu Ike era stato sottoposto ad un test antidoping nel 2019, risultato positivo ad un anabolizzante, ma non è mai stato fermato permettendogli regolarmente di correre. Fino al novembre 2023 quando, a seguito di un’indagine interna al Ministero dello Sport, è emersa la paradossale e inquietante vicenda.

LA POSITIVITÀ NEL 2019
Il pazzesco retroscena è stato raccontato nel dettaglio da Rafael Mendez corrispondente per “El Diario” che data l’inizio dell’inganno al luglio del 2019 quando Ike, già naturalizzato spagnolo, si impose ai campionati catalani sui 100 in 10″47. In quell’occasione venne sottoposto ad un test antidoping a campione e fu trovato positivo al 19-norandrosterone, un metabolita del nandrolone, un anabolizzante che era già diventato diffuso negli anni ’80 e ’90. Ma l’esito dell’esame non fermò Ike, anzi.

LA CONTINUA PARTECIPAZIONE ALLE GARE
Nei mesi successivi il velocista ha partecipato anche ai campionati spagnoli dove ha conquistato il secondo posto e la medaglia d’argento nella 4×100 e chiudendo al 5° posto nella finale dei 100 metri. L’allora 35enne era già nella fase calante della sua carriera ma non per questo viene fermato: continuerà a gareggiare fino al 2023, ma con una particolarità che fa nascere qualche sospetto, oggi venuto a galla. Parick Chinedu Ike non sarà più presente a kermesse fuori dal terreno spagnolo, dedicandosi solamente agli eventi nazionali e regionali. Una anomalia vera e propria perché ufficialmente nei suoi confronti non è stato mai aperto un fascicolo di sospensione o squalifica per doping.

L’INCHIESTA INTERNA E LA VERITÀ EMERSA
“Le sue analisi dormivano già nel cassetto” si legge sulle pagine di El Diario dove si svela quanto sia realmente accaduto: solamente nel novembre 2023 tutto emerge, a seguito di una indagine interna del Ministero dell’Istruzione, Formazione Professionale e Sport spagnolo, da cui dipende anche la Celad, l’agenzia nazionale antidoping. Da quel momento il nome di Ike ritorna sul tavolo dell’atletica spagnola così come quella positività vecchia di ben quattro anni.

IL CAOS CHE SEGUE
Da quel momento in poi, il totale cortocircuito: la Celad avrebbe sottolineato che l’iter disciplinare per la violazione delle regole antidoping fosse regolarmente partito, la Federazione atletica spagnola ha comunicato di non essere mai stata raggiunta da qualsiasi comunicazione in merito e lo stesso atleta ha confessato di non avere mai avuto notizia della positività. Anzi, nei giorni scorsi ha anche pubblicato un post sui propri profili social a propria discolpa.

LA VERSIONE DELL’ATLETA
Ike avrebbe girato da sempre, quindi anche nel famigerato controllo antidoping del 2019, con la documentazione attestante l’uso di determinate sostanze per curare l’asma. “Dopo quattro anni di presunto positivo, non mi è stata data la possibilità di presentare tutta la documentazione medica necessaria a causa della mia malattia polmonare dovuta all’asma di molti anni fa e delle continue allergie che soffro regolarmente” ha scritto su Facebook.

LA FINE DELL’ASSURDA VICENDA
“Sono sotto controllo da tutta la vita per cercare di condurre la mia vita in modo normale, sempre per poter respirare normalmente, molto lontano da cercare miglioramenti delle prestazioni. Le crisi sono frequenti in periodi diversi, che, nonostante i farmaci, mi hanno portato anche ad essere incapace di allenarmi” ha infine concluso Ike. Resta l’assurdo mistero del famoso test positivo del 2019 e di un fascicolo aperto e mai portato alla luce.

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