Nuova influenza, il trattamento estremo: ossigenazione extracorporea

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ECMO: LA TECNICA CHE HA SALVATO UNA VITA

Ne abbiamo sentito parlare nel periodo più duro della pandemia da Covid 19, quando questa tecnica era impiegata per i casi più gravi ma anche per i pazienti con grave insufficienza cardiaca o respiratoria. Nelle scorse ore, presso la UOC Rianimazione e Terapia Intensiva dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive IRCCS “Lazzaro Spallanzani”, per la prima volta è stato avviato un ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) veno-venoso per trattare un’influenza da H1/N1. Il trattamento è stato possibile grazie alla collaborazione con il servizio dei perfusionisti della cardiochirurgia del San Camillo-Forlanini.

IL TRATTAMENTO ESTREMO

Come spiegato dalla dottoressa Maria Grazia Bocci, direttrice della UOC Rianimazione e Terapia Intensiva dello Spallanzani, “Il trattamento è estremo ma raccomandato in caso di fallimento della ventilazione convenzionale. Questo è stato avviato in risposta a un aumento della diffusione dell’influenza e in un momento storico di pressione dei Pronto Soccorso e delle Terapie Intensive.

COS’È L’ECMO

L’Ecmo è una procedura invasiva, una tecnica che supporta le funzioni vitali del paziente, come respirazione e funzionalità cardiaca. Viene effettuata una circolazione extracorporea per aumentare l’ossigenazione del sangue. Vengono inserite delle cannule nelle grosse vene, da qui viene estratto il sangue che, dopo essere stato ossigenato da un apparecchio esterno, viene reimmesso in circolo. Il trattamento deve essere avviato in modo precoce, nei primi giorni di aggravamento della malattia.

I RISULTATI DEL TRATTAMENTO

La decisione di avviare l’ECMO è stata presa dopo aver valutato attentamente la gravità del caso e l’impossibilità di garantire un’adeguata ossigenazione e perfusione degli organi con i metodi standard. Dopo 48 ore di trattamento, è stato possibile notare un miglioramento significativo delle condizioni del paziente, che ha mostrato una maggiore saturazione di ossigeno nel sangue e una riduzione della pressione arteriosa polmonare.

LA COLLABORAZIONE TRA ISTITUTI

La riuscita del trattamento ECMO è il risultato di una stretta collaborazione tra i team medici e infermieristici dell’IRCCS Spallanzani e del San Camillo-Forlanini, che si sono impegnati per garantire la massima efficacia del trattamento e la sicurezza del paziente. Questi risultati testimoniano l’importanza della cooperazione tra le diverse strutture sanitarie per affrontare le sfide più complesse e salvare vite umane.

IL RUOLO DEI PERFUSIONISTI

Un ruolo fondamentale è stato svolto dai perfusionisti della cardiochirurgia del San Camillo-Forlanini, che hanno lavorato in stretta sinergia con il team medico per garantire una corretta gestione della circolazione extracorporea e monitorare costantemente le condizioni del paziente. La professionalità e l’esperienza di questi professionisti hanno contribuito in modo significativo al successo del trattamento ECMO.

IL FUTURO DELL’ECMO

L’uso dell’ECMO per il trattamento di gravi forme di influenza rappresenta un importante passo avanti nella gestione delle patologie respiratorie e cardiache. Questo trattamento estremo offre nuove prospettive di guarigione per pazienti con condizioni critiche, che altrimenti sarebbero a rischio di vita. L’esperienza positiva ottenuta presso l’IRCCS Spallanzani apre la strada a nuove possibilità di cura e dimostra l’importanza di investire in tecnologie e risorse per affrontare le sfide mediche più complesse.

CONCLUSIONE

L’avvio dell’ECMO per il trattamento di un’importante forma di influenza rappresenta un traguardo significativo nella lotta alle malattie respiratorie e cardiache. La collaborazione tra le diverse figure professionali e l’esperienza acquisita dalla gestione della pandemia da Covid 19 hanno reso possibili risultati che fino a qualche tempo fa sembravano impensabili. L’uso esteso di questa tecnica innovativa promette di migliorare significativamente le prospettive di guarigione per pazienti in condizioni critiche, aprendo nuove strade per la medicina d’emergenza e rianimazione.

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