La Ludopatia di Nicolò Fagioli: Un Percorso di Guarigione
NICOLÒ FAGIOLI, IL CENTROCAMPISTA DELLA JUVENTUS CHE HA VISSUTO L’INCUBO DELLA LUDOPATIA
Nicolò Fagioli conta i giorni che lo separano alla fine della sua squalifica di 7 mesi che lo scorso ottobre gli è stata inflitta per aver scommesso su partite di calcio: questa stagione ormai è andata, ma la Juventus lo aspetta con fiducia e lo sostiene nel suo percorso terapeutico per uscire dalla ludopatia. Nell’ambito di questo percorso, il 23enne centrocampista si è impegnato – come messo nero su bianco dalla FIGC nella nota che ha ufficializzato il patteggiamento – a “partecipare ad un piano terapeutico della durata minima di sei mesi 6 finalizzato alla cura della ludopatia e ad un ciclo di incontri pubblici, nel numero minimo di 10 nel periodo di cinque mesi”.
IL RACCONTO DI UNA DIPENDENZA CHE HA PORTATO ALLA SQUALIFICA
Uno di questi incontri è andato in scena ieri in un piccolo cinema di Condove, un comune della Val di Susa vicino Torino. Ai tanti ragazzini presenti, provenienti da diverse società sportive della zona, Fagioli non ha risparmiato nulla delle sue debolezze, spiegando come si possa precipitare in una dipendenza – nel suo caso il gioco d’azzardo – che fa dimenticare qualsiasi altra cosa o persona, sia pure importante, della propria vita. “Il periodo più difficile è stato un anno fa – racconta il ragazzo piacentino – ero ancora dentro al gioco, e finché non è successo tutto questo casino il problema c’era, con amici e famiglia. Poi ho chiesto aiuto. Bisogna chiedere aiuto. Ero arrivato a giocare 12 ore al giorno, sempre con il telefonino in mano, non cagavo i famigliari e la mia ragazza. Ero diverso. Forse ho capito troppo tardi che era una malattia, ma voi non iniziate nemmeno a giocare e coltivate i vostri sogni”.
IL CAMMINO VERSO LA GUARIGIONE: RIATTRIBUIRE IMPORTANZA AGLI AFFETTI
“All’inizio non pensavo di andare incontro a conseguenze penali e alle squalifiche, poi me ne sono reso conto. Ma quando giocavo quella paura spariva, l’adrenalina dell’azzardo si portava via tutto – spiega ancora Fagioli, come riportato dal Corriere di Torino – È partito tutto con una semplice schedina, a 16 anni con gli amici: lo facevamo una volta a settimana. Poi perdi soldi e lo nascondi ai genitori. E diventa una malattia. Lo stipendio non c’entra niente, non è quello che ti porta al gioco d’azzardo: con me è stata la noia. Il problema c’è dappertutto, che tu sia un calciatore professionista, che magari si gioca 100mila euro, o un operaio che lo fa con mille. E la competenza non c’entra, sennò non sarei qui”.
Nel suo recupero, Nicolò si sta riprendendo tutto quello che aveva lasciato per strada: “Faccio sport, sto con gli amici e la famiglia, molto più di prima. E questo mi aiuta”. Ma non bisogna mai abbassare la guardia: “Con il tennis e lo sport mi diverto, anche se è difficile ritrovare quell’adrenalina. Il percorso non dura solo cinque mesi, ma pian piano sto guarendo”.
UNA SPERANZA PER IL FUTURO
Il mirino è puntato su una data precisa: “Spero di tornare il 25 maggio, con il Monza”. Sarà l’ultima giornata di campionato, la squalifica di Fagioli sarà appena finita e forse Allegri potrebbe fargli riassaporare il campo in attesa di riaverlo a pieno servizio nel 2024-25. Il cammino di Nicolò Fagioli verso la guarigione rappresenta una speranza per chiunque si trovi ad affrontare una situazione simile, dimostrando che con impegno e sostegno è possibile superare le sfide più difficili.