La Russia di Putin: un Paese senza fede e moralità, secondo lo scrittore Bykov

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La Russia di Putin è un Paese dalla moralità corrotta e senza fede”. Parla lo scrittore Bykov Altro che “valori tradizionali e religiosità”: il regime “bandisce il Cristianesimo e i preti che vogliono la pace”. Ma la popolazione “non crede all’ideologia e prende in giro il governo”. Mentre la Russia “è sempre più fredda, grigia e arrabbiata”. Ed elabora l’eredità di Navalny. L’intervista di Fanpage.it a uno dei maggiori poeti russi. Entra nel nuovo canale WhatsApp di Fanpage.it

Guerra in Ucraina 11 Marzo 2024 06:45,

Per le sue critiche al regime e alla guerra, è stato dichiarato “agente straniero” dalle autorità di Mosca. Contro di lui è stato aperto un procedimento penale. Nel 2019 era sopravvissuto a un attentato. Secondo un’inchiesta giornalistica ben documentata, da parte dell’Fsb, erede del KGB sovietico. La Russia “ha la porta aperta” — per usare parole di Vladimir Putin — nei confronti degli artisti o sedicenti tali che celebrano il suo dittatore. Lo abbiamo visto in questi giorni con Ciro Cerullo, detto Jorit. Ma le porte le chiude ermeticamente per i suoi, di artisti. Quando preferiscono la realtà alla finzione, sanno distinguere il vero dal falso e quindi non sono “i sudditi ideali di un totalitarismo”, direbbe Hannah Arendt. E visto che siamo in vena di citazioni, mettiamoci anche il presidente Mattarella: “Le dittature cercano in tutti i modi di promuovere un’arte e una cultura […] fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e reprime gli artisti autentici”.

Parliamo con Dmitry Bykov, artista russo molto autentico, in video conferenza con Rochester, USA, dove insegna alla locale università. Dmitry Bykov Dmitry, si aspettava che Putin sopravvivesse a Navalny?

Tutti possono sopravvivere a chiunque. Siamo nelle mani di Dio. Navalny, poi, era anche in quelle di Putin. Che poteva fare di lui quel che voleva. Ed è parecchio esperto della tortura come negli avvelenamenti. Comunque, sopravvivere non è una vittoria politica. Navalny si è trasformato nel simbolo della protesta. Non solo in Russia. Questa è la sua vittoria. La sua memoria sopravviverà a Putin. È quel che conta per un politico. Più della sopravvivenza fisica. Per il funerale, nonostante la repressione decine di migliaia di persone sono scese in strada a Mosca con un fiore in mano, cantando slogan contro Putin e per la libertà. Lo ha trovato sorprendente?

Navalny ha sempre raccolto folle. Perché era interessante. Era attraente. I segreti dell’attrazione politica non sono ancora stati davvero descritti. Credo che dipenda molto dalla connessione tra una persona e il futuro comune. Noi russi che pensavamo al futuro, pensavamo a Navalny. Faceva parte del nostro pensiero collettivo. Eravamo tutti sicuri che avrebbe partecipato in qualche modo al nostro futuro.

Chi intende per “tutti”? Non solo chi ha participato alle proteste del 2011 (nel dicembre del 2011 e poi nel 2012 centinaia di migliaia di persone manifestarono contro i brogli elettorali e la riconferma di Putin alla presidenza, ndr). Ma anche chi non è mai stato un attivista e però ha a cuore la propria professione e il proprio futuro. Navalny era molto a suo agio nel parlare della Russia. Ha creato termini che son rimasti impressi nella mente. Le sue parole entravano nel nostro vocabolario. Ed era facile collegare il nostro futuro personale con la sua azione. Questo è il motivo per cui ai funerali c’era tanta gente. E non è stato un funerale triste.

I funerali sono diventati una festa postuma. Non solo tristezza e lacrime. Le persone ridevano. Erano felici di vedersi lì, insieme. Per ricordare tempi più belli ma anche per progettare il futuro. Che esiste indipendentemente da Putin. Anche questo è un segno della vittoria di Navalny. Il presidente della Duma — la Camera russa — Vyacheslav Volodin afferma che non può esistere una Russia senza Putin. Concorda?

Volodin è essenzialmente un deficiente. Le sue dichiarazioni dovrebbero entrare nel vocabolario come esempi dell’immoralità di questo regime. La Russia è sopravvissuta a personaggi come Stolypin, Lenin, Krushchev e così via. Quindi, non solo si può immaginare una Russia senza Putin — e sarà una Russia migliore — ma proprio non la si può immaginare con Putin per sempre.

Spera di poterci tornare, in Russia? Se Dio me lo permette, un giorno tornerò. Non dipende solo da un cambiamento di regime. Potrebbe nel frattempo prendermi un infarto. O potrebbero farmi fuori. Perché Putin insegue sempre i suoi avversari. Non si è dimenticato di me. Sono sopravvissuto una volta a un avvelenamento. Nessuno può essere sicuro del suo futuro, e io meno di altri: Putin può uccidermi in ogni momento. Ma so che la Russia tornerà ad esser se stessa. E che se Dio vorrà la rivedrò. Rivedrò la Russia vera. Non quella attuale.

Nell’aprile del 2019 lei è sopravvissuto a un attentato. Un avvelenamento che per modalità di esecuzione, tipo di sostanza usata e persone coinvolte, secondo un indagine di Bellingcat è stato opera della stessa squadra dell’Fsb che aveva già cercato di uccidere il politico dissidente Vladimir Kara-Murza e che poi, nell’agosto 2020, ci avrebbe provato anche con Navalny. Ma lei era un artista, mica un capo politico. Allora perché?

Perché i responsabili dei servizi sono burocrati che usano elenchi ufficiali. Si vede che ero in qualche loro lista. E che tutti i nomi della lista dovevano essere depennati. Non solo i veri capi dell’opposizione. Non hanno considerato la mia reale influenza, ma solo il fatto che fossi nella lista. Non credo abbiano mai letto un mio libro. Lei ha scritto una biografia di Boris Pasternak divenuta un best seller. Come si comporterebbe il dottor Zhivago nella Russia di oggi?

Cercherebbe di sopravvivere sperando di poter un giorno incontrare di nuovo Lara? O sceglierebbe l‘esilio? Riesce a immaginare Yuri Zhivago nella Russia di Putin?

Per niente. Uno come Yuri Zhivago poteva nascere solo negli ultimi anni della cosiddetta “Età d’argento” (il grande periodo della poesia russa tra l’ultimo decennio dell’Ottocento e primi tre del Novecento, ndr). Educato dallo zio filosofo Kolya, il dottore è il frutto di duecento anni di grande cultura russa. Le nuove generazioni sono invece la creazione di persone senza cultura, dedite alle tradizioni criminali e alle repressioni politiche. Rispetto all’intellighenzia dell’inizio del Novecento, l’élite spirituale moderna della Russia non ha importanza, né influenza. Perché? Cosa le manca?

Le manca il talento di Yuri Zhivago. E mancano le nozioni cristiane, i grandi temi cristiani del mondo di Zhivago. Penso che uno Zhivago potesse esistere solo ai tempi di Pasternak. È certamente il suo autoritratto, il suo alter ego. Ma che farebbe Yuri Zhivago se tornasse al mondo della Russia di Putin? Probabilmente la sua prima idea sarebbe quella di farla finita, vedendo i risultati della storia russa del Ventesimo secolo. Altrimenti, cercherebbe di scappare. Perché per lui non ci sarebbe uscita: unico futuro possibile, la prigione. E non sono sicuro che Zhivago fosse pronto per questo. Non era un combattente politico. Non era un Navalny. Era solo un artista, un pensatore, un poeta. Fuggirebbe per crearsi il suo mondo lontano da Putin.

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