La prassi delle scuse forzate in Russia: videoscoperte della polizia per umiliare e punire

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I video delle scuse forzate che spopolano in Russia: “Prassi della polizia per umiliare e ammonire”

I video di scuse forzate hanno preso piede in Russia, mostrando individui costretti a esprimere rimorso per atti che vanno contro le ideologie ufficiali del Cremlino. Questi video vengono spesso rilasciati dalla polizia o da autorità locali, mostrando persone visibilmente scosse dopo essere state arrestate e aver subito pressioni.

UN FENOMENO IN CRESCITA
Il fenomeno ha avuto la sua genesi in Cecenia nel 2015, ma si è intensificato notevolmente in Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. I video escono dai distretti di polizia o dalle mani di attivisti pro-guerra e vengono passati ai media locali o alle agenzie governative. Le scuse forzate non si riferiscono spesso a reati concreti, ma piuttosto a violazioni delle ideologie ufficiali del Cremlino.

PUNIZIONE EXTRAGIUDIZIALE
Secondo il sito russo per i diritti umani OVD-Info, due terzi dei video di scuse nei 16 mesi dopo l’inizio dell’invasione provenivano dalla regione occupata della Crimea. Le persone sono costrette a scusarsi per azioni come deturpare simboli a favore della guerra o esprimere sentimenti contro di essa. Questa tendenza è stata etichettata come una punizione extragiudiziale, violando la libertà degli individui.

SCOPO DEI VIDEO
Secondo l’avvocato russo per i diritti umani Dmitry Zakhvatov, il duplice scopo di questi video è quello di umiliare i critici della guerra con l’Ucraina e di intimidire coloro che non sostengono la guerra ma non hanno trovato il coraggio di dirlo pubblicamente. Questi video, dunque, servono a reprimere qualsiasi dissenso e a costringere le persone ad adeguarsi alle ideologie governative.

CONCLUSIONE
In conclusione, i video di scuse forzate che spopolano in Russia rappresentano una preoccupante violazione della libertà individuale e una punizione extragiudiziale. Questa prassi, che è emersa dopo l’invasione dell’Ucraina, ha l’obiettivo di intimidire e umiliare chiunque esprima critiche o dissenso nei confronti della guerra. Le organizzazioni e gli attivisti per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per questa prassi, che mina i diritti fondamentali delle persone e limita la libertà di espressione. Si rende necessario un monitoraggio attento da parte della comunità internazionale e un’azione decisa per contrastare questa repressione.

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