La nave dell’ong Open Arms porta 200 tonnellate di cibo a Gaza: una luce di speranza

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Il conflitto israelo-palestinese si fa sentire sempre di più, soprattutto nella Striscia di Gaza, dove la popolazione è sull’orlo della carestia. In risposta a questa emergenza, l’ong Open Arms ha deciso di intervenire con il suo carico di aiuti umanitari, consistente in duecento tonnellate di cibo e acqua. Questi aiuti sono stati scaricati dalla nave Amalthia su dodici camion, che si occuperanno della distribuzione nel nord di Gaza tramite l’organizzazione World Central Kitchen (Wck).

L’iniziativa di Open Arms segna un importante passo avanti, visto che è la prima volta che le consegne a Gaza vengono effettuate via mare. Questo esperimento sarà determinante per valutare l’efficacia del corridoio umanitario promosso dalla Commissione europea e autorizzato da Israele, in collaborazione con Stati Uniti e Emirati Arabi Uniti.

Il modo in cui verranno distribuiti i generi alimentari, tra cui riso, farina, legumi, verdure e proteine in scatola, per un totale di 37 milioni di pasti, è ancora da definire. Tuttavia, il team di WCK ha già costruito un molo che parte dalla costa, in modo da agevolare il trasferimento degli aiuti.

L’intervento di Open Arms non è passato inosservato, tanto che Israele ha sottoposto la nave e il suo carico a un controllo di sicurezza completo a Cipro. Le truppe delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono state schierate per proteggere la costa durante la consegna degli aiuti, che è avvenuta in coordinamento e senza violare il blocco della sicurezza marittima.

Parallelamente, gli Stati Uniti stanno progettando la costruzione di un proprio bacino galleggiante al largo della costa per aumentare le consegne via mare. Malgrado sia più efficiente trasportare gli aiuti su strada, le restrizioni imposte da Israele fanno sì che solo una parte di essi riesca a giungere a destinazione. L’ONU ha già lanciato l’allarme sulla carestia imminente a Gaza, definendola “quasi inevitabile” senza un intervento urgente.

Tuttavia, il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell ha accusato Israele di contribuire a una situazione di disastro causato dall’uomo e di utilizzare la fame come arma di guerra. Mentre l’attesa per il futuro sviluppo della situazione continua, è evidente che l’impegno umanitario è più che mai necessario per salvare la popolazione di Gaza dalla fame e dallo sconforto.

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