India, donna accusa il marito di stupro e “sesso innaturale”, ma nel matrimonio non è reato
Un giudice indiano ha respinto la denuncia di una donna che sosteneva suo marito l’avesse obbligata ad avere un rapporto sessuale “innaturale”, perché secondo la legge indiana non è illegale per un marito costringere la moglie a compiere atti sessuali. La sentenza, emessa dall’Alta Corte del Madhya Pradesh la scorsa settimana, fa luce su una lacuna legale in India, Paese che non criminalizza lo stupro coniugale da parte di un marito contro la moglie, se ha più di 18 anni.
La sentenza ha riportato alla luce le gravi divisioni della società indiana su questo argomento, con gli sforzi degli attivisti che da tempo stanno cercando di cambiare la legge mentre i conservatori sostengono che l’ingerenza dello Stato possa distruggere la tradizione del matrimonio e la sua sacralità.
“SESSO INNATURALE” E IL CODICE PENALE INDIANO
Quello di “sesso innaturale” è un reato contemplato dalla sezione 377 del codice penale indiano, e riguarda “rapporti carnali contro l’ordine della natura con qualsiasi uomo, donna o animale” non consensuali. La norma è stata storicamente utilizzata per criminalizzare i rapporti gay, depenalizzati nel 2018. Il legale del marito della donna ha contestato la denuncia affermando che qualsiasi “sesso innaturale” tra la coppia non è un reato poiché sono sposati.
IL RUOLO DELLA CORTE SUPREMA
Nel pronunciare la sua sentenza, il giudice Gurpal Singh Ahluwalia ha confermato che “quando lo stupro comporta l’inserimento del pene nella bocca, nell’uretra o nell’ano di una donna e se tale atto è commesso con la moglie, di età non inferiore ai 15 anni, allora il consenso della moglie diventa irrilevante”. Un piccolo passo sulla questione è stato fatto grazie alla Corte Suprema indiana, che…
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