Indagini UE su Google, Meta e Apple per violazione DMA: autoreferenzialità, limitata scelta e uso dati

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VIA ALLE INDAGINI DELLA COMMISSIONE UE SUI TRE COLOSSI TECNOLOGICI

La Commissione europea (Ce) lunedì ha avviato le prime indagini formali su Apple, Google e Meta per non conformità con il Digital Markets Act (Dma). I tre giganti tecnologici non rispetterebbero gli obblighi previsti dalla legge sui mercati digitali che impongono alle aziende tecnologiche di consentire agli sviluppatori di app di indirizzare gli utenti verso offerte disponibili al di fuori dei loro app store.

Di cosa sono sospettate Apple, Google e Meta

In particolare Alphabet, la holding a cui fa capo Google è indagata per le sue norme relative allo “steering”, il pilotaggio, in Google Play e al sistema di auto preferenziazione di Google Search.

In una nota della Commissione si legge che questa “ha avviato un procedimento nei confronti di Alphabet, per stabilire se la visualizzazione da parte di Alphabet dei risultati di ricerca di Google possa portare all’autoreferenzialità in relazione ai servizi di ricerca verticali di Google (ad esempio, Google Shopping, Google Flights e Google Hotels) rispetto ad analoghi servizi concorrenti”.

I servizi di terzi dunque potrebbero non comparire sulla pagina di ricerca di Google e l’obiettivo dell’indagine è accertare che siano trattati in maniera equa rispetto ai servizi offerti dalla holding.

APPLE LIMITEREBBE LA SCELTA DELL’UTENTE

Per quanto riguarda Apple invece, a preoccupare la Commissione sarebbe l’efficacia delle nuove misure adottate dall’azienda per rispettare l’obbligo di proporre agli utenti schermate che li reindirizzino effettivamente verso un servizio alternativo, ad esempio un browser o un motore di ricerca. Per come è progettata la schermata di scelta del browser la Ce dubita che gli utenti possano scegliere del tutto liberamente i servizi.

La Commissione ha dichiarato di temere che le aziende stiano imponendo “varie restrizioni e limitazioni”, tra cui l’addebito di tariffe ricorrenti che impediscono alle app di promuovere liberamente le offerte.

L’INCOGNITA SULL’ACCUMULO DEI DATI DI META

La Commissione teme infine che la scelta imposta dal modello “pagamento o consenso” di Meta possa non fornire una reale alternativa nel caso in cui gli utenti non acconsentano. Prevenire l’accumulo di dati personali da parte dei gatekeeper non sarebbe del tutto possibile e gli utenti potrebbero essere esposti, senza aver fornito il loro consenso, all’utilizzo da parte di Meta dei loro dati combinati, raccolti sulle varie piattaforme gestite dall’azienda.

In caso di violazione, la Commissione può imporre multe fino al 10 per cento del fatturato mondiale dell’azienda, che arrivano fino al 20 per cento in caso di violazione reiterata.

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