In Russia vige il terrore: l’analisi del sociologo Gudkov

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La Russia vive in un clima di terrore e repressione, dove protestare è diventato un gesto estremamente pericoloso. Questa è l’analisi del sociologo russo Lev Gudkov, direttore scientifico del centro statistico indipendente Levada, noto per le sue ricerche critiche sul regime totalitario in vigore nel Paese. Gudkov ha recentemente dichiarato che nonostante la partecipazione di migliaia di persone ai funerali di Alexei Navalny, non ci saranno altre manifestazioni di protesta contro il presidente Putin, la cui vittoria alle prossime elezioni è già stata ampiamente prevista come palesemente truccata.

Secondo Gudkov, la società russa è divisa tra sostenitori di Putin e oppositori, ma la paura di essere perseguitati dal regime totalitario è così forte che la propensione a protestare è drasticamente diminuita. Anche l’eredità di Navalny, nonostante l’impatto emotivo della sua morte, non sembra essere abbastanza forte da spingere la popolazione a sollevare nuovamente la testa contro il regime.

Le elezioni in programma rappresentano solo un esercizio di manipolazione dell’opinione pubblica, con risultati già praticamente predeterminati a favore di Putin. Anche in presenza di candidati considerati “clown politici”, il controllo del sistema elettorale elettronico da parte della polizia politica assicura che nessuna sorpresa possa verificarsi. Gudkov sostiene che una scarsa affluenza alle urne o una possibile protesta contro i brogli elettorali sarebbero comunque facilmente controllabili dal regime, che vuole dare l’immagine di un presidente sostenuto dalla quasi totalità della popolazione.

Rispetto alle proteste del 2011 e 2012, che videro centinaia di migliaia di persone scendere in piazza contro Putin, la situazione attuale in Russia sembra essere radicalmente diversa. Le leggi restrittive introdotte dopo quelle manifestazioni hanno ridotto drasticamente la possibilità di esprimere dissenso in modo pacifico e legale, rendendo il contesto politico molto più difficile per chiunque voglia opporsi al regime.

In conclusione, la Russia attuale sembra essere un Paese in cui il terrore e la repressione hanno soffocato qualsiasi forma di opposizione significativa. Le elezioni imminenti, con un esito già ampiamente predeterminato, sembrano confermare che Putin continuerà a mantenere il suo controllo autoritario su un Paese diviso e impotente di fronte alla sua egemonia.

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