Il terribile racconto di Max Angelelli a bordo della safety car: la lentezza dell’Opel Vectra a Imola.

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MAX ANGELELLI: IL TERRORE ALLA GUIDA DELLA SAFETY CAR

Nel maledetto 1° maggio 1994 a Imola durante il GP di San Marino, il pilota Max Angelelli si trovava alla guida della safety car quando avvenne l’incidente che causò la morte di Ayrton Senna. Un momento drammatico che rimarrà impresso nella memoria di tutti gli appassionati di Formula 1.

IL RACCONTO DELL’INCIDENTE FATALE

L’incidente alla curva del Tamburello fu fatale per Senna, che impattò violentemente contro le barriere a causa della rottura del piantone dello sterzo. Angelelli si trovava in pista a bordo di una Opel Vectra dopo un grave incidente tra Letho e Lam allo spegnimento del semaforo.

LA LENTEZZA DELLA SAFETY CAR

Le immagini televisive mostrano Senna agitare le braccia verso la safety car, chiedendo di accelerare. Angelelli racconta il terrore che ha provato alla guida di quella Opel Vectra, con soli 204 cavalli e un peso di 1.350 kg, che non era abbastanza veloce per competere con le vetture di F1.

IL RIMORSO E LA PAURA

Angelelli ammette di aver provato rimorso per anni per l’incidente e di aver temuto che la lentezza della safety car potesse aver contribuito alla tragedia. Il pilota italiano era consapevole delle limitazioni della vettura che guidava e ha definito l’esperienza come un vero disastro.

LO SGUARDO TRA PILOTA E SAFETY CAR

Mentre Senna agitava il pugno e chiedeva di andare più veloce, Angelelli e l’ex direttore di gara Charlie Whiting furono gli ultimi a guardare il pilota brasiliano negli occhi. Un momento che ha lasciato segni profondi nella memoria di Angelelli, che ha sempre pensato di avere una parte di colpa nell’accaduto.

LA CHIAMATA DI CONFERMA

Dopo la gara, Angelelli chiamò Gianni Morbidelli per avere conferme che non aveva colpe nell’incidente di Senna. Le parole di conforto dell’altro pilota non bastarono ad alleviare il senso di colpa che Angelelli provava. L’immagine di Senna stringere il pugno mentre si avvicinava alla safety car è rimasta impressa nella mente del pilota italiano per trent’anni.

UNA TRAGEDIA INDELEBILE

Angelelli conclude il suo racconto sottolineando il terrore e la confusione che ha provato in quel momento drammatico. Sentirsi responsabile dell’incidente di Senna è stato un peso che ha portato con sé per lungo tempo, nonostante le rassicurazioni di Morbidelli. La tragedia di Imola ha lasciato cicatrici profonde in tutti coloro che l’hanno vissuta, inclusi i piloti e il personale della safety car.

Questo racconto di Max Angelelli ci ricorda che anche dietro le decisioni apparentemente più semplici in pista si nasconde la responsabilità di vite umane e il peso di tragedie che non potranno mai essere cancellate. La vicenda di Imola 1994 resterà per sempre nella storia della Formula 1 come uno dei momenti più drammatici e dolorosi mai vissuti sulle piste da corsa.

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