Il team di Jannik Sinner e la vittoria rocambolesca agli Australian Open

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FINALI GLI AUSTRALIAN OPEN: L’IMPRESA DI JANNIK SINNER

Nei momenti più difficili, Jannik Sinner sa di poter contare sempre su un team di livello top capace di creare con lui una sinergia assoluta. E così è stato anche nella finale degli Australian Open, in cui il tennista italiano è venuto fuori da una situazione molto complicata. Ha chiesto al suo angolo e in particolare al suo coach Simone Vagnozzi cosa fare e ha ottenuto una risposta chiara, rivelatasi alla lunga preziosa.

IL MOMENTO CRUCIALE

Riavvolgendo infatti il nastro dell’ultimo atto degli Australian Open tra Sinner e Medvedev bisogna tornare indietro fino alla fine del secondo tempo, quando Jannik sembrava quasi impotente di fronte al russo. La tattica aggressiva di quest’ultimo, unita all’emozione dell’azzurro per la prima finale Slam, aveva portato il primo ad un passo dal portarsi sul 2 set a zero. Sul 5-1 e dopo aver incassato un altro break, Sinner si è rivolto all’allenatore.

Il consiglio chiave

“Cosa devo fare?” aveva ripetuto precedentemente uno spiazzato Sinner che si sentiva molle anche fisicamente (più tardi nel match ha addirittura gelato tutti con un “sono morto”) di fronte all’atteggiamento tattico di Medvedev. Vagnozzi a quel punto gli ha consigliato una tattica precisa, considerando anche che ormai il parziale era compromesso. Un’occasione dunque per iniziare a variare le cose in vista del terzo set: “Alè. Usa questo game per fare qualcosa di diverso. Anche sulla seconda vai dietro”.

Il cambiamento di tattica

Variazione del gioco e posizionamento da cambiare alla risposta per Sinner, con Vagnozzi che per dare maggiore incisività al messaggio ha anche dato due colpetti con la mano sulla balaustra, incitando il suo allievo: “Alé, proviamo a fare qualcosa di diverso sto game. Forza, Alè”. Jannik ha seguito le indicazioni alla lettera ed effettivamente qualcosa si è visto: ha piazzato il break e poi lo ha confermato riportandosi sotto al russo in termini di punteggio, ovvero 5-3.

IL ROVESCIAMENTO DI FRONTE

Purtroppo però il vantaggio del doppio break alla fine ha pesato, con Medvedev che ha vinto il parziale. La scia del finale del secondo set però ha inciso poi anche nel prosieguo dell’incontro, con Sinner che mettendo in pratica le indicazioni ricevute dopo il consiglio finale, ha svoltato mettendo poi alle corde il russo e costringendolo a crollare fisicamente con un tennis di alto livello.

IL TEAM COMPATTO DI JANNIK SINNER

Una conferma dunque di quanto il team Sinner sia compatto e lavori bene. Vagnozzi, Cahill e tutto lo staff hanno trovato un terreno molto buono su cui poter operare. D’altronde non è certo un caso se il primo pensiero di Sinner dopo il trionfo agli Australian Open sia stato proprio sul cosa fare con il coach per migliorare ancora.

CONCLUSIONE

La vittoria di Jannik Sinner agli Australian Open è stata una dimostrazione di talento e di un’ottima gestione della partita da parte del suo team. La capacità di ascolto e di reazione del tennista italiano, unita ai preziosi consigli del suo coach, hanno portato alla riscossa in una partita che sembrava ormai compromessa. Sinner ha dimostrato di essere non solo un talento puro, ma anche di avere la mentalità giusta per emergere nelle situazioni più difficili. Il futuro del tennis italiano sembra assicurato, con talenti come Sinner pronti a portare il tricolore sempre più in alto.

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