Houthi minacciano ritorsioni in risposta al raid di USA e GB nello Yemen, Israele si difende all’Aia.

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Attacchi della coalizione anglo-americana nello Yemen
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“Non rimarranno senza risposta o impuniti” i raid delle forze armate di Stati Uniti e Regno Unito lanciati nella notte tra giovedì e venerdì su una decina di basi Houthi nello Yemen. È la promessa del portavoce militare dei ribelli del Paese, il generale Yahya Saree, dopo la sfilza di attacchi aerei, 73, lanciati su obiettivi militari come hub logistici, campi di aviazione e depositi di armi. Almeno 5 persone sono state uccise e 6 ferite. “L’aggressione non ci dissuaderà dalla nostra posizione di sostegno al popolo palestinese”, ha fatto sapere un altro portavoce, Muhammad Abdul Salam, assicurando: “Continueremo a prendere di mira le navi dirette verso Israele fino alla fine dell’aggressione contro Gaza”. D’ora in poi, fa sapere il Consiglio politico supremo degli Houthi, tutti gli interessi statunitensi e britannici saranno “obiettivi legittimi”.

LA CONDANNA DI HAMAS E DELLA TURCHIA A GB E USA

Hamas è stato tra i primi a condannare gli attacchi anglo-americani, minacciando che “l’aggressione avrà delle conseguenze”. Mosca si è accodata, definendo i raid “illegittimi“, oltre che “estremamente sbagliati”. Dopo l’Iran, anche il presidente turco Erdogan è stato critico, accusando Londra e Washington di un “uso sproporzionato della forza”. Decine di migliaia di manifestanti si sono riversati in una delle piazze più grandi di Sanaa, la capitale dello Yemen, per esprimere la loro rabbia, mentre il governo riconosciuto a livello internazionale ha puntato il dito contro gli Houthi: “Sono responsabili di aver trascinato il Paese nell’arena di un conflitto militare”.

LA REPLICA DI STATI UNITI E GRAN BRETAGNA: “OPERAZIONE LEGALE”

Il Regno Unito ha respinto le accuse in una nota in cui il governo ha definito l’operazione come “legale, necessaria e proporzionata” per scoraggiare le azioni degli Houthi contro le navi nel Mar Rosso, che, secondo il premier britannico Rishi Sunak, non potevano continuare “impunemente, mettendo a rischio vite innocenti, distruggendo l’economia globale e destabilizzando la regione”. Compatto l’Occidente nel sostenere l’azione in Yemen: da Parigi a Oslo, fino a Berlino. Anche l’Italia ha fatto sapere di essere stata informata dell’attacco dagli Stati Uniti “con parecchie ore di anticipo” ma di non averne preso parte. “È giusto difendere la libertà di navigazione”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “ma non possiamo prendere parte ad azioni di guerra, anche se si tratta di azioni di protezione del traffico marittimo internazionale, senza un’autorizzazione del parlamento. La costituzione non lo permette”.

Intanto si è mossa l’Unione europea che ha annunciato l’inizio del processo per istituire una missione navale nel Mar Rosso, a cui la Spagna ha già annunciato di non voler partecipare, nonostante rispetti le decisioni di altri Paesi e sia costantemente al lavoro per la pace. Il timore è quello di un’escalation nel Mar Rosso che gli Stati Uniti, secondo i media locali, avrebbero tentato di evitare avvisando gli Houthi prima di effettuare gli attacchi aerei sui loro siti. Ma un nuovo incidente è stato segnalato nelle acque 166 km a sud-est dal porto della città di Aden, nello Yemen, dove un missile è stato lanciato contro una nave, mancandola e inabissandosi a circa 400 metri di distanza.

ALL’AJA IL PROCEDIMENTO INTENTATO DAL SUDAFRICA

Alla Corte internazionale di Giustizia, nel frattempo, Israele si è difeso dall’accusa di genocidio nel procedimento intentato dal Sudafrica. “Se ci sono stati atti di genocidio, sono stati perpetrati contro Israele”, ha affermato uno degli avvocati, ricordando gli atti di “massacro, mutilazione, stupro e rapimento su vasta scala” compiuti da Hamas il 7 ottobre. Il Sudafrica ha presentato “un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto. L’intero caso si basa su una descrizione deliberatamente decontestualizzata e manipolatoria della realtà delle attuali ostilità”, ha aggiunto il legale, mentre il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha affermato che Pretoria “non ha presentato alcuna prova contro Israele ma solo indicazioni di una guerra morale senza eguali”.

L’articolo continua…

Vengono poi descritti più dettagli delle questioni in giudizio…

Questo articolo rappresenta un punto di vista neutrale e informativo su una situazione politica estremamente complessa. Si spera che le tensioni possano essere risolte pacificamente attraverso il dialogo e la diplomazia anziché ricorrere alla violenza e alle minacce.

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