Hamas ritarda accordo per liberazione ostaggi a Gaza

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Ancora tutto fermo tra Israele e Hamas sulla proposta di accordo discussa in Egitto negli scorsi giorni. La risposta attesa per giovedì dal lato palestinese ritarderà, anche se il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha assicurato che il gruppo la sta studiando con “spirito positivo”. Sarà necessario un altro viaggio al Cairo, ha aggiunto Haniyeh, per sciogliere gli ultimi nodi. Fonti egiziane hanno fatto sapere che diverse controversie sono state risolte nei recenti negoziati, come il ritiro dell’esercito israeliano e il ritorno degli sfollati nel nord della Striscia di Gaza. Al centro della disputa restano però i punti sulla fine della guerra e il cessate il fuoco. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha assicurato che Israele è disposto a fare “grandi compromessi” per arrivare a un accordo.

PROTESTE E SCONTRI NEI CAMPUS USA

Intanto nelle università degli Stati Uniti continuano i sit-in pro-Palestina. Le scene più tese si sono viste nel campus dell’Università della California di Los Angeles (Ucla), dove le forze di polizia hanno fatto irruzione nella notte, sgomberando il campus e arrestando decine di persone. I reporter sul posto hanno riferito che gli agenti hanno sparato proiettili di gomma, mentre rimuovevano le barricate fatte di compensato, pallet, recinzioni metalliche e cassonetti della spazzatura. I manifestanti hanno tentato di opporsi con ombrelli, lanciando bottiglie d’acqua e gridando “vergogna!”.

BIDEN: “DIRITTO ALLA PROTESTA NON È DIRITTO AL CAOS”

“Il diritto alla protesta non è il diritto al caos“, ha detto il presidente Joe Biden, commentando quanto accaduto e sottolineando che “minacciare e intimidire le persone non è una protesta pacifica, è contro la legge”. Biden ha comunque assicurato di non voler ricorrere alla Guardia nazionale per sedare le proteste, né di avere intenzione di cambiare la politica del Paese in Medioriente. In questa politica Washington continua a ribadire la necessità di evitare un’operazione militare israeliana a Rafah, nell’estremo sud della Striscia. Mossa che non trova terreno fertile a Tel Aviv. “Faremo ciò che è necessario per vincere e prevalere sui nostri nemici, anche a Rafah”, ha ripetuto per l’ennesima volta il primo ministro Benjamin Netanyahu, intervenendo a una cerimonia di commemorazione dei soldati caduti in battaglia.

TURCHIA BLOCCA IMPORT E EXPORT CON ISRAELE

Per costringere Israele a desistere, media rivelano che la Turchia ha vietato le importazioni e le esportazioni da e per Israele. Lo hanno confermato funzionari del ministero del Commercio turco, che hanno precisato che esiste da questa mattina una direttiva doganale sul tema. Immediata la risposta dello Stato ebraico, per bocca del ministro degli Esteri Israel Katz: “Erdogan sta violando gli accordi, bloccando i porti per le importazioni e le esportazioni israeliane. Questo è il modo in cui si comporta un dittatore, ignorando gli interessi del popolo e degli uomini d’affari turchi e ignorando gli accordi commerciali internazionali”.

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