Sempre più connessi, sempre più isolati, fin dalla più tenera età. Lo “screen time”, cioè il tempo trascorso davanti agli schermi di dispositivi elettronici, nei bambini attorno ai tre anni, ha un impatto sulle capacità di apprendere parole nuove, poiché riduce significativamente l’esposizione all’interazione genitori-figli. A confermarlo è una nuova ricerca guidata dal Telethon Kids Institute e pubblicata dal Journal of the American Medical Association Pediatrics.
Sono circa tra 5000 e 35.000 le parole che un bambino sente mediamente in un giorno. Il tempo trascorso davanti ai dispositivi limita le conversazioni con i familiari che aiutano i piccoli a sviluppare una gamma di abilità educative chiave e, secondo lo studio, può privare i bambini di tre anni ogni giorno in media di 1100 parole adulte, 840 vocalizzazioni e 194 conversazioni.
LA “TECHNOFERENCE”
I ricercatori esortano i genitori a prestare maggiore attenzione alla “technoference”, ovvero l’interferenza della tecnologia nelle relazioni: gli schermi e i dispositivi ostacolano le conversazioni che aiutano i bambini a sviluppare una gamma di importanti competenze educative.
COME INTERVENIRE?
In che modo i genitori possono intervenire e arginare i danni considerando che devono fare i conti con generazioni di nativi digitali sempre più immerse nella tecnologia fin dai primissimi anni di vita? I ricercatori sottolineano come gli svantaggi dello “screen time” si riducano selezionando con cura cosa c’è di educativo online e tenendosi pronti a rispondere a domande. Un consiglio importante è di spegnere la TV quando diventa solo rumore di fondo e provare invece musica o un podcast.
L’IMPORTANZA DELLO STUDIO
Lo studio certifica l’importanza di parlare ai bambini, specie ai più piccoli, in ogni momento della giornata. “Quando i bambini sono attivi e presenti nel mondo, più noi parliamo con loro, più loro impareranno ad affrontare meglio le cose difficili della vita”, scrive Mary Brushe, responsabile della ricerca e ricercatrice del Telethon Kids Institute.