Sono in corso le elezioni politiche e amministrative in Bielorussia, con i cittadini che si recano ai seggi per votare. Tuttavia, l’esito sembra scontato e finirà con il rafforzare il regime autoritario di Alexander Lukashenko, stretto alleato di Mosca e di Vladimir Putin. La maggior parte dei candidati si presenta con i quattro partiti ufficialmente ammessi al voto: Belaya Rus, Partito Comunista, Partito Liberal Democratico e Partito del Lavoro e della Giustizia, tutti filo-regime.
PRIME ELEZIONI NEL PAESE DAL 2020
Queste sono le prime elezioni nel paese dalla contestata vittoria di Lukashenko nel 2020, che ha scatenato proteste di massa senza precedenti. La repressione del regime ha portato a oltre 35mila arresti e la chiusura di media indipendenti e organizzazioni non governative. Lukashenko ha trovato sostegno politico e finanziario dalla Russia, consentendo persino l’uso del territorio bielorusso per inviare truppe in Ucraina nel 2022.
PIÙ DI MILLE PRIGIONIERI POLITICI IN CARCERE
Il contesto delle elezioni è caratterizzato da una costante repressione del dissenso, con oltre 1.400 prigionieri politici dietro le sbarre, tra cui noti leader di opposizione e difensori dei diritti umani come Ales Bialiatski, vincitore del Premio Nobel per la pace. Dal 1995, nessuna elezione in Bielorussia è stata considerata libera ed equa dall’Osce, che ha criticato il Paese per non aver consentito l’accesso ai suoi osservatori durante il voto.
Le elezioni in corso confermeranno probabilmente il controllo del regime di Lukashenko sul Paese, con l’opposizione che ha deciso di boicottare il voto per denunciare la mancanza di scelta reale e la repressione costante del dissenso. Resta da vedere come la comunità internazionale reagirà a questo ennesimo scrutinio controverso in Bielorussia e quali saranno le conseguenze per la popolazione e per il futuro del Paese.