Ecuador in stato d’emergenza: racconto di un italiano dopo rivolta dei narcos

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ALLARMANTE SITUAZIONE IN ECUADOR DOPO LA RIVOLTA DEI NARCOS

Dopo la fuga di ‘boss’ del narcotraffico dalle carceri e le azioni violente compiute dalle bande in alcune zone del Paese, l’Ecuador ha dichiarato lo Stato di emergenza. Da giorni il Governo ha ingaggiato una dura lotta alla criminalità. Fanpage.it ha intervistato Davide Matrone, docente di analisi politica e giornalista, che da 12 anni vive nel Paese, per capire cosa sta succedendo.

LA SITUAZIONE IN ECUADOR

Davide Matrone ha 45 anni, è docente di analisi politica dell’Università Politecnica Salesiana e giornalista, e dall’Ecuador, dove vive da 12 anni, ha raccontato l’attacco armato messo a segno nei giorni scorsi da bande legate al narcotraffico che hanno colpito in diverse zone del Paese. È scoppiato il caos: ci sono stati spari in strada, gli uomini armati hanno occupato università, la televisione pubblica e alcuni luoghi simbolici. “Si vive sempre con la preoccupazione e la paura, e solo alla luce del sole, giorno per giorno. Di sera ci si chiude in casa, si sta in famiglia. Sconsiglio a un italiano di venire a vivere o per fare un’avventura qui, lo sconsiglio con tutto il cuore”, racconta Matrone.

L’INSTABILITÀ POLITICA NEL PAESE

A scatenare quanto accaduto nei giorni scorsi è stata la fuga dai carcere di alcuni ‘boss’ del narcotraffico. Di fronte a questa situazione lo Stato è intervenuto dichiarando lo ‘stato di emergenza‘. Le bande hanno quindi risposto a loro volta scatenando il caos e il Governo ha aumentato la presenza dei militari. “Siamo in una fase in cui ci sono due attori, lo Stato e la criminalità, frammentata in varie bande, che stanno progressivamente aumentando la posta, per vedere come risponde l’altra parte e non sappiamo se degenererà o se si arriverà a un patto”, spiega Matrone.

LA RETROCESSIONE DELLO STATO

Correa è uscito di scena nel 2017 e a quel punto, prosegue Matrone, “prima Moreno, poi Lasso e oggi Noboa, eletto un mese e mezzo fa, hanno smantellato quello stato sociale che si era costruito. Ed è stata la retrocessione dello Stato che ha favorito le bande. Queste hanno avuto modo di organizzarsi e di controllare territori che le istituzioni hanno perso. Così come ha fatto in passato la mafia in Italia, la conosciamo bene questa storia”.

IL RUOLO DELLE POLITICHE DI SVILUPPO NELLA VITA QUOTIDIANA

“Questo attacco ci fa capire che l’applicazione di diversi paradigmi di sviluppo incidono sulla vita quotidiana. Dire ‘non esistono più la sinistra e la destra’ è una cavolata. Una volontà politica rivolta al vero miglioramento della vita dei cittadini, che interviene, li guida e li protegge, è diversa rispetto a quella in cui si applica un modello dove lo Stato è assente. Ovviamente, sempre considerando la storia e i processi di ogni Paese”, conclude l’esperto.

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