Crisi nel Mar Rosso
Perché gli attacchi Houthi nel Mar Rosso proseguiranno anche se si raggiungerà una tregua a Gaza
Giuseppe Dentice, analista del CESI: “Lo scenario di Gaza è pretestuoso. Ricordo che è sempre aperta la questione yemenita, con una guerra civile che potrebbe riattivarsi e un processo di pace congelato. Gli sviluppi sul terreno sono scarni, ma gli Houthi controllano un quinto del territorio yemenita (quello più importante), le principali città e i porti (escluso Aden)”.
Gli Houthi hanno immediatamente rivendicato l’attacco affermando, in un comunicato, che lo strike è stato “preciso” e ha causato lo scoppio di un incendio sulla nave. “L’operazione di targeting è avvenuta dopo che l’equipaggio della nave aveva respinto i messaggi di avvertimento delle forze navali yemenite”, si legge in una dichiarazione degli Houthi, che hanno ribadito il loro sostegno al popolo palestinese e ha affermato che non fermeranno i loro attacchi nel Mar Rosso finché “l’aggressione israeliana non cesserà e l’assedio al popolo palestinese nella Striscia di Gaza non sarà revocato”.
L’attacco di ieri, il primo con vittime, segnala un’evoluzione nelle capacità belliche degli Houthi. Tuttavia l’epilogo non deve sorprendere più di tanto: “Quello che è avvenuto – spiega Giuseppe Dentice, analista del CESI – ci dimostra come quello del Mar Rosso sia uno scenario in costante degradamento, con episodi di violenza più o meno acuti dettati dalle necessità, ovvero sulla base di quello che avviene nel Mar Rosso stesso e a Gaza”.
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Ieri un missile balistico ha centrato il mercantile True Confidence nel Golfo di Aden, a 90 chilometri dalla costa dello Yemen, e causato la morte di tre marinai. Cosa ci dice questo episodio? C’è stata un’evoluzione nella tipologia di attacchi portati dagli Houthi in questi mesi?
Non esiste una sola risposta. Naturalmente l’uccisione di tre persone è una notizia che fa clamore, tuttavia la gradualità dell’escalation e la tipologia di azioni condotte dagli Houthi in questi mesi ci dicono che un epilogo di questo tipo non deve stupire più di tanto; abbiamo assistito ad attacchi con droni, ad assalti con truppe aviotrasportate e, ieri, a uno strike con un missile balistico navale. La morte di tre marinai è dunque l’evoluzione di questo scenario e non deve sorprendere. Di fatto, quello che è avvenuto ci dimostra come quello del Mar Rosso sia uno scenario in costante degradamento, con episodi di violenza più o meno acuti dettati dalle necessità, ovvero sulla base di quello che avviene nel Mar Rosso stesso e a Gaza.
UDRANIUS MARITTIMI: L’ARSENALI DEGLI HOUTHI
È possibile determinare con un buon margine di precisione qual è l’arsenale di cui dispongono i miliziani yemeniti?
No, si tratta di informazioni riservate e note solo a canali ben specifici. È possibile tuttavia ipotizzare che, oltre alle armi da fuoco comuni, gli Houthi costruiscano parte dei loro strumenti militari più evoluti assemblando pezzi che possono arrivare via mare e via terra sia dall’Iran, sia da traffici illegali. Chiaramente, parliamo di una forza ben armata, che ha dimostrato di poter impensierire anche le potenze tecnologicamente più avanzate e che dispone anche di missili balistici, come quelli impiegati ieri per colpire e affondare la nave True Confidence. Non a caso gli americani non sottovalutano affatto le potenzialità belliche degli Houthi.
GLI HOUTHI E IL SUPPORTO INTERNAZIONALE
Tra i fornitori di armi agli Houthi ci sono anche i russi?
Questo non possiamo saperlo. Quel che è certo è che il supporto militare arriva dall’Iran, da Hezbollah e dal mercato nero.
MISSIONI NAVLI NEL MAR ROSSO E EFFICACIA
Le missioni navali nel Mar Rosso, in particolare quella congiunta USA-UK, hanno davvero il potenziale di azzerare gli attacchi alle navi commerciali che transitano al largo dello Yemen?
In parte stanno producendo degli effetti, almeno nella misura in cui sono state colpite postazioni militari degli Houthi, costringendoli sempre più ad alzare l’asticella per impensierire l’asse anglo-americana. Tuttavia, provando ad allargare la prospettiva, sappiamo che gli USA hanno un raggio d’azione molto limitato, perché possono condurre strike verso obiettivi specifici ed esclusivamente a quelli. Possono danneggiare temporaneamente le installazioni dei miliziani yemeniti, ma non sono in grado al momento di causare conseguenze permanenti e di lungo periodo, dando così modo agli Houthi di riorganizzarsi. Le cose andrebbero ben diversamente se USA e Regno Unito decidessero di cambiare la tipologia e la natura dei loro interventi, aprendo un conflitto tradizionale in Yemen. Lo stesso discorso vale anche per la missione europea, che non ha caratteristiche offensive ma solo difensive.
MINACCIA ALLE NAVI MILITARI ITALIANE
Nelle scorse settimane gli Houthi hanno avvisato che, nel momento in cui avrebbe assunto il comando della forza navale di Aspides, l’Italia avrebbe messo “a repentaglio la sicurezza delle sue navi militari e commerciali”. Quanto è alto il rischio che le nostre navi militari vengano colpite?
Non esiste, in un contesto del genere, un rischio zero. Tuttavia ad oggi le navi coinvolte, ad esempio la Caio Duilio, hanno dimostrato un’eccellente capacità di difendersi dagli attacchi ricevuti. Questo tuttavia non significa che le nostre navi non corrano il pericolo, in futuro, di essere colpite e danneggiate.
Esteri
La situazione nel Mar Rosso è sempre più complessa e i recenti attacchi degli Houthi mostrano una determinazione crescente contro le navi commerciali e militari che transitano nella regione. Nonostante i tentativi di mediazione e le missioni navali delle potenze occidentali, la situazione sembra destinata a peggiorare, con possibili conseguenze imprevedibili. Resta da vedere come si evolverà la situazione e se sarà possibile trovare una soluzione pacifica a una crisi che coinvolge diversi attori e interessi internazionali.
Il reportage è stato redatto da Carlo Rossi, corrispondente estero per il giornale La Voce.