Caso di Pedo-Pornografia nello Sci Nordico: Chat Scandalo e Condanne
IL CASO ESPLOSO
Il caso è esploso in seguito alla lettera di denuncia di uno dei genitori delle ragazzine. All’interno del gruppo social rinvenuti messaggi, immagini e video a contenuto pornografico e pedo-pornografico.
UNA CHAT TRASFORMATA IN UN LUOGO DI DEPRAVAZIONE
“Mi fa piacere che siete affamati di f**a e non una manica di fr**ci”. Nella chat dello scandalo finita al centro di ben tre inchieste (penale, militare e sportiva) un tecnico di sci nordico vicentino, sottufficiale dell’Esercito di stanza a Verona come allievo paracadutista, aveva trasformato quella ‘stanza’ dove dialogare e scambiare informazioni sull’attività agonistica e sul calendario degli allenamenti in un luogo di depravazione dove c’era di tutto.
IMMAGINI E APPREZZAMENTI INADEGUATI
Foto di sciatrici minorenni in biancheria intima, seminude, riprese di spalle mentre erano in pista soffermandosi sul fondoschiena: erano all’oscuro di tutto né avevano mai dato il loro consenso a cose del genere. “Familiare questa…” e ancora “ho fatto la mia parte oggi…” sono alcuni degli apprezzamenti giudicati come inopportuni che rientrano nel corredo accessorio di quel materiale proibito e indegno, contenuto nelle conversazioni di tutto altro tenore rispetto alle intenzioni e alle necessità di contatto tra atleti e tecnico della Fisi (la federazione sport invernali).
LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO FEDERALE
I giudici della Corte d’Appello Federale hanno confermato la condanna a sei mesi di sospensione del tecnico riconosciuto come responsabile. Tutto è nato dalla denuncia del genitore di una ragazzina vittima di revenge porn: in una lettera spedita ai vertici federali annotò con dovizia di particolari quelle forme di abuso che la giovane, ignara, aveva subito.
COSA C’ERA SCRITTO NELLA CHAT DELLO SCANDALO
Travolto dalla vicenda, l’allenatore abbandonò la chat e si congedò così: “A me fa piacere che siete affamati di f… e non siate una manica di fr…, malati buonisti pro neg.., comunisti ed ebrei. Penso capiate che la mia presenza nel gruppo è un po’ borderline. Esco, meglio evitare possibili casini. Non ce l’ho con nessuno. Finiamo bene le gare e poi andiamo a fare caccia grossa”.
CONDANNE E INCHIESTE IN CORSO
Delle 15 persone coinvolte, 8 furono assolte in primo grado (erano gli atleti che avevano condiviso quei contenuti) e con esse anche i vertici della Fisi. La condanna più severa fu inflitta all’allenatore, sospeso per 6 mesi: pena confermata in appello con l’aggravante della “funzione di istruttore e insegnante” che avrebbe dovuto gestire la chat con attenzione e invece lui stesso ha creato le condizioni della condivisione di informazioni malsane.
APERTURA DI INCHIESTE PENALI E MILITARI
La vicenda ha avuto riflessi anche a livello penale e militare per i dossier aperti dalla Procura di Verona e quella Militare. In attesa che l’indagine si sviluppi anche in questi ambiti, la giustizia sportiva è arrivata già in appello. Non solo è stato ribadito l’intero faldone di accuse ma questa volta sono stati sanzionati anche i vertici regionali della Fisi con 3 mesi di sospensione per aver violato i doveri di “lealtà e probità ” e non essere intervenuti tempestivamente una volta venuti a conoscenza della chat dello scandalo.