FONTE EGIZIANE PARLANO DI “PROGRESSI” NEI NEGOZIATI PER TREGUA E OSTAGGI, MA SIA LO STATO EBRAICO CHE HAMAS SMENTISCONO
L’operazione di terra a Rafah si farà. A confermarlo è il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha affermato che “esiste una data” per l’ingresso delle truppe delle Forze di difesa israeliane nella città meridionale della Striscia di Gaza. “Stiamo lavorando continuamente per raggiungere i nostri obiettivi. Innanzitutto, liberando tutti i nostri ostaggi e ottenendo la vittoria totale su Hamas“, ha detto il premier. Il ritiro di domenica delle truppe dal Sud di Gaza non è l’avvio di una tregua. Non solo non c’è stato lo stop alle armi per l’inizio del Ramadan, ma un mese dopo, alla vigilia della festa dell’Eid al-Fitr, che tra oggi e mercoledì metterà fine al periodo di digiuno per il mondo musulmano, Tel Aviv non intende fermarsi. D’altronde lunedì è stato chiaro il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, e leader della destra radicale, Itamar Ben Gvir. “Se Netanyahu decidesse di porre fine alla guerra senza un attacco estensivo a Rafah per sconfiggere Hamas, non avrà il mandato per continuare a servire come premier“, ha avvisato. Per Israele l’attacco del 7 ottobre è una ferita ancora viva e non ci sono ragioni per interrompere l’operazione a Gaza come richiede gran parte della comunità internazionale. Ieri il ministro degli Affari Esteri israeliano Israel Katz ha incontrato a Roma il suo omologo Matteo Piantedosi, accompagnato da una delegazione di familiari degli ostaggi che sono ancora nelle mani di Hamas.
LO STATO DEI NEGOZIATI SU TREGUA E OSTAGGI
Intanto proseguono i negoziati al Cairo tra le parti per una tregua. Fonti egiziane parlano di “progressi” dopo che Israele e Hamas hanno inviato domenica delle squadre in Egitto per nuovi colloqui su un potenziale cessate il fuoco nel conflitto, dopo l’arrivo nel weekend del direttore della Cia William Burns. Le delegazioni di Hamas e del Qatar potrebbero tornare al Cairo entro due giorni per concordare i termini definitivi dell’accordo. Versione smentita però sia da alti funzionari israeliani, che affermano di non “vedere un accordo all’orizzonte”, sia da un alto funzionario palestinese, che lamenta “l’ostinazione” di Israele e insiste sul fatto che “finora non c’è stato alcun progresso”. Sempre secondo fonti egiziane, la proposta avanzata dagli USA prevederebbe una pausa temporanea di sei settimane nei combattimenti, il rilascio di 40 ostaggi tenuti da Hamas dal 7 ottobre e il ritorno parziale dei civili sfollati nel nord di Gaza. Tuttavia, la fonte afferma che la proposta non include un impegno per un cessate il fuoco permanente, su cui Hamas ha insistito come un elemento non negoziabile e che Israele ha respinto, insieme ad altre richieste del gruppo terroristico, come “deliranti”.
I SUCCESSI DELLA MISSIONE ASPIDES NEL MAR ROSSO
Ieri intanto a Bruxelles l’Alto rappresentante UE per la politica estera Josep Borrell, assieme al comandante dell’operazione Eunavfor Aspides, il contrammiraglio greco Vasileios Gryparis, ha riferito dei successi della missione Aspides nel Mar Rosso, fortemente voluta dall’Italia e guidata dal contrammiraglio Stefano Costantino. “In meno di due mesi dal lancio, l’operazione ha scortato 68 navi e ha respinto 11 attacchi“, ha riferito Borrell, aggiungendo: “Prima della crisi, ogni anno il 13% del commercio mondiale transitava attraverso il Mar Rosso. Ora solo la metà delle 70 navi che ogni giorno transitavano a Suez ancora usa il Canale. Quindi è stato necessario intervenire”. Il comandante dell’operazione Eunavfor Aspides, il contrammiraglio greco Vasileios Gryparis, elogia il lavoro italiano del cacciatorpediniere Caio Duilio e auspica un incremento dei mezzi per coprire un’area che è il doppio del territorio UE. “Questo rivolgersi agli Stati membri per fornire più risorse – dichiara a LaPresse – va anche a vantaggio del comandante Costantino” che già “affronta le condizioni più dure”.
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