FRANCESCO ACERBI ASSOLTO DALL’ACCUSA DI RAZZISMO NEI CONFRONTI DI JUAN JESUS
Il Giudice Sportivo, Gerardo Mastrandrea, ha deciso di non punire il difensore nerazzurro Francesco Acerbi per l’accusa di razzismo nei confronti di Juan Jesus durante la partita Inter-Napoli. La decisione è stata presa a seguito dell’assenza di prove concrete che supportassero l’accusa. Nonostante non sia stata messa in dubbio la buona fede del giocatore del Napoli, la mancanza di riscontri esterni audio, video o testimoniali ha portato all’assoluzione di Acerbi. Eduardo Chiacchio, avvocato specializzato in diritto sportivo, ha fornito una spiegazione tecnica sulla vicenda.
ASSENZA DI PROVE CONCRETE
Secondo Chiacchio, la questione principale riguarda l’assenza di supporti esterni che confermassero l’accusa di razzismo. “Non c’erano sufficienti indizi seri, non una prova che fosse stata proferita la frase”, ha dichiarato l’avvocato. Senza audio, video o testimonianze da parte di altri calciatori del Napoli, la posizione di Acerbi non poteva che essere di essere prosciolto. Il difensore rischiava una squalifica di 10 giornate per comportamento discriminatorio, ma ora potrà tornare regolarmente in campo con la sua squadra.
LA DIFFERENZA FRA ACCUSA E REALTÀ
Acerbi ha smentito di aver rivolto frasi razziste a Juan Jesus durante l’audizione, ma secondo Chiacchio, non è stata solo la sua difesa a portare all’assoluzione. La mancanza di prove concrete è stata determinante nella decisione del Giudice Sportivo. “Non c’è audio, né video e né testimonianza di calciatori del Napoli, Acerbi non poteva che essere prosciolto”, ha sottolineato l’avvocato.
IL PRECEDENTE DI CLAUDIO SANTINI
Chiacchio ha fatto riferimento al caso di Claudio Santini, giocatore del Padova, che è stato squalificato per 10 giornate per un insulto razzista a un giocatore avversario. In quel caso, la testimonianza di un compagno di squadra della vittima ha giocato un ruolo chiave nella decisione della giustizia sportiva. Questo dimostra che senza prove concrete, è difficile punire un giocatore per comportamenti discriminatori.
CONCLUSIONI E COMMENTI
Il giudice sportivo non ha fatto riferimento a eventuali scuse da parte di Acerbi e ha basato la sua decisione sull’assenza di prove. Chiacchio ha elogiato l’operato del giudice Mastandrea, ritenendolo un magistrato sportivo di altissimo livello. Acerbi ha ammesso di aver fatto delle offese, ma non ha riconosciuto di aver pronunciato frasi razziste, e questo ha fatto la differenza nel verdetto finale.
In conclusione, il caso di Francesco Acerbi e Juan Jesus evidenzia l’importanza delle prove concrete nel determinare le responsabilità di un giocatore in un caso di presunto razzismo. Senza supporti esterni, è difficile condannare un giocatore e la decisione del Giudice Sportivo è stata confermata dalla mancanza di elementi a supporto dell’accusa.